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IL MOVIMENTO CHE VOGLIAMO PER BAGNOLI

Un po’ di pazienza, e cerchiamo di spiegare e chiarire alcune cose che ci premono…
Apprendiamo da una frenetica attività di marke(t)ting che ci sarebbe una Napoli in Movimento, che vorrebbe aprire una nuova era: l’Era del Riqualificare.
Cosa si nasconde dietro questo accattivante logo? Qualcosa si muove dietro l’ennesima “kermesse” di musica e spettacolo bagnolesi, che esalta le “Magnifiche sorti et progressive” del nostro amato quartiere: Riqualificazione, Green Economy, Movida, Turismo e Mobilità.
Ci fidiamo del nostro intuito e con un po’ di esperienza e tiriamo a indovinare: cominciamo ovviamente dalle cose più urgenti in questo periodo di crisi, ossia dalla Movida!!!

Sono spuntati come funghi in questi anni i locali notturni, sul litorale che va da Coroglio a Pozzuoli, e molti di questi vanno davvero forte. Nel fine settimana e durante tutta l’estate l’intera zona si riempie fino al collasso di automobili e di decibel. I pionieri di questa geniale idea di sviluppo per il quartiere, che a loro dire ripaga con centinaia di posti di lavoro le notti insonni dei bagnolesi, il traffico, i disagi e la negazione dell’accesso al mare, sono oggi gli animatori di questo movimento. Ma questi signori lo sono stati anche ieri e l’altro ieri, e sono sempre gli stessi: sono gli amici di quelli che Bagnoli l’hanno governata, insieme alla città e alla regione. Sono quelli che hanno sottoscritto gli accordi, investito i soldi, costruito, disposto sui posti di lavoro, distribuito meriti, demeriti e diviso i soldi.

La movida l’hanno fatta dunque, il turismo invece ancora non gliel’hanno fatto fare: ma alberghi, casinò, porti turistici riempiono le fantasie di questi signori da anni, spesso tradite sui trafiletti dei giornali. Peccato che molte di queste idee siano delle sciocchezze irrealizzabili – data la straccioneria degli imprenditori italiani – oltre a essere fuori da qualsiasi vincolo normativo e a rappresentare un pericolo ulteriore per l’impatto sul paesaggio e sull’ambiente, e un’ingiustizia per tutti i napoletani che vorrebbero semplicemente accedere a una splendida, naturale e gratuita risorsa di tutti come il mare che bagna la nostra città. Qualcuno lo ha capito e dunque ci tiene ad aggiustare il tiro: movida e turismo sì, ma con la Green Economy (del resto ogni economy è green: sia quella che fa girare i verdoni, sia quella di chi al verde ci sta… ); un’espressione che è diventata un grande lasciapassare: basta pronunciarla e tutti ti danno fiducia.
Poi c’è la Mobilità: che vogliano risolvere il problema del trasporto pubblico in Campania? O si tratta dell’ennesima pista ciclabile? Qualcuno addirittura vuole riciclare i binari della ferrovia del vecchio cantiere.. per farne cosa? Una pista ri-ciclabile?
Infine c’è la Riqualificazione. Qual è qui il modello a cui mirare: quello di Bagnoli Futura SpA? La società di trasformazione urbana – che doveva bonificare, riqualificare e rivendere i terreni dell’ex area industriale, i cui vertici delle passate amministrazioni sono finiti sotto inchiesta per truffa e disastro ambientale, i cui terreni ed edifici sono stati posti sotto sequestro e poi misteriosamente dissequestrati in parte, e che nonostante i suoi totali fallimenti (la mancata bonifica e le inaugurazioni-pagliacciate della Porta del Parco e quelle mai fatte come il Parco dello sport, la mancata valorizzazione, l’aggravamento dell’inquinamento e lo sperpero di denaro pubblico) è stata ulteriormente finanziata in questi anni dalle amministrazioni comunali – fa certamente scuola.
Ma anche gli arenili non sono stati da meno: hanno dimostrato che non serve fare le bonifiche integrali rispettando i vincoli, ma che è possibile continuare a piantare ombrelloni e sdraio mettendo in sicurezza la sabbia, e spendendo molti meno soldi – anche se sempre pubblici ossia di tutti e sempre sponsorizzati dalle amministrazioni pubbliche alle solite imprese che vincono gli appalti – mettendo un bel tappeto di moquette verde sulla sabbia, oppure coprendo la sabbia inquinata con una nuova, e mettendo una barriera di scogli a protezione, cosicché le tempeste avvistandola possano magari ripensarci a riportare la sabbia dei fondali inquinati sul bagnasciuga?!

L’area ovest di Napoli è a un altro giro di boa. Oltre il litorale c’è l’mmenso oceano della trasformazione urbanistica in cui galleggiano ancora anche altre situazioni: la Mostra d’Oltremare, l’ex-Cinodromo, lo Zoo-Edenlandia, l’ex base Nato. E, su queste, le nubi tempestose dell’abbandono e il vento minaccioso della speculazione.
Scommettiamo, in ogni caso, che la stagione dei sequestri (e ne abbiamo visti tanti in questi anni) stia per finire.
D’altra parte, pare che proprio quest’anno scada il piano urbanistico, ed è facile indovinare quali interessi si muovano per cambiarlo: ci sono appunto i concessionari sul litorale – quelli legalmente in una botte di ferro, quelli che si fregiano del loro passato operaio e mangiano sul loro presente clubbistico come il circolo Ilva, quelli come la fondazione Idis che fanno divertire e imparare i bambini e gli adulti stipulando convenzioni con le scuole ma pur facendo gli scenziati non hanno mai dato un’occhiata al terreno che calpestano, all’aria che respirano, al mare che hanno di fronte e alle persone che ci passano (una città della scienza ma nessuna scienza a servizio della città), e quelli semiabusivi o abusivissimi – tutti vogliono mantenere il privilegio di una miniera d’oro commerciale vista mare. Quelli del Turismo e della Movida per capirci, della Green Economy e della Mobilità.
Ci sono i costruttori, come il gruppo Caltagirone, proprietario dell’ex Cementir, che nonostante la crisi vanno sempre forte perchè si sa: in Italia c’è un sacco di gente senza casa, ma di cemento pronto da colare per farci “i dineri” ce n’è sempre.
C’è la Fintecna, erede dell’IRI creato da Mussolini, di proprietà della Cassa depositi e prestiti, a sua volta proprietà del Ministero dell’Economia e di un gruppo di istituti bancari (di questi tempi una garanzia, insomma!): noti colossi pubblico-privati della finanza che pur essendo coperti dai soldi dello stato (quindi nostri) vanno in giro a fare convegni per spiegare alle pubbliche amministrazioni i vantaggi delle privatizzazioni e delle svendite di beni demaniali e servizi pubblici. Quelli della riqualificazione.
Potremmo andare avanti.

Ma cosa sta accadendo a Bagnoli? Proviamo a spiegarvelo, scusate la lunghezza.
Come la delibera del consiglio comunale – che prescriveva di rivedere il piano di concessioni e di realizzare gli interventi di bonifica e ripristino della linea di costa necessari alla realizzazione di una grande spiaggia pubblica, come richiesto dalle firme di oltre 14.000 napoletani, con la campagna di Una spiaggia per tutti – era rimasta disattesa, così l’ordinanza sindacale, emessa dalla giunta De Magistris, che imponeva a Fintecna di presentare un progetto per la rimozione della colmata, a Città della Scienza di presentare le mai pervenute certificazioni dell’avvenuta bonifica dei suoli su cui insiste, e al gruppo Caltagirone di accollarsi la messa in sicurezza ambientale dell’area della Ex Cementir, non ha sortito alcun effetto. La bocciatura del ricorso al TAR presentato da Fintecna non ha impedito alla società – che dovrebbe muoversi nell’interesse pubblico visto che è controllata da capitali pubblici – di “fare il piattino” al Comune di Napoli esigendo i crediti della Bagnoli Futura Spa: 60 milioni di euro che condannerebbero la stessa alla bancarotta, e il Comune, già in predissesto, alla resa.

1959380_10203133568409505_98692760_n Nel frattempo, Città della Scienza promuove come dato l’accordo che permette la ricostruzione sulla spiaggia (quando le norme e il buon senso prescriverebbero di fare altrimenti), sancendo l’ennesimo schiaffo alla volontà dei napoletani e garantendo una solida ala protettiva a tutti i concessionari legali e abusivi che continuano illegittimamente a insistere sul litorale. Tutto questo senza preoccuparsi delle reali motivazioni che portarono all’incendio del 2013, che gli inquirenti sarebbero propensi ad attribuire alla “pista interna”. Una vecchia classe politica e imprenditoriale prova a ricompattare un blocco sociale per garantire gli interessi politici ed economici delle solite lobby, con la complicità di tanti politicanti di professione, e facendosi scudo di tanti “agitatori” socio-culturali utili idioti di logiche ben più pesanti delle loro.

Il futuro che tutti questi si immaginano per le nuove generazioni che hanno studiato, lavorato e visto i loro parenti morire di cancro qui a Bagnoli qual è? Pulire i cessi dei loro alberghi per 800 € al mese? Fare i lavapiatti, i barman e i bagnini guadagnando la metà di quello che costa mediamente il servizio a un utente? Fingere di aprire imprese innovative, partite Iva e districarsi nella giungla del freelance e dei progetti sociali fino a che non arriva il prossimo pescecane o il prossimo taglio ai finanziamenti? Elemosinare queste ed altre punizioni per non essersi presi in mano il proprio futuro? Su un territorio sotto disastro ambientale, senza spazi pubblici fruibili e senza servizi sociali?
Spiacenti, noi non siamo disponibili.

Vogliamo quindi chiarire, a scanso di equivoci, che l’idea che abbiamo di territorio, comunità, produzione e vita è radicalmente un’altra, incompatibile con quella di una classe imprenditoriale e politica che ha saputo creare solo sfruttamento e speculazione, lasciando il resto alla desertificazione e alla devastazione ambientale.
Pensiamo, al contrario di questi, che stare in movimento significa mettersi in gioco, avere la capacità di trasformare il presente e immaginare il futuro, il coraggio di rompere con ciò che non va per fare spazio ad altro.
Non pretendiamo, come altri, di avere ricette e soluzioni. Ci muoviamo sul piano della sperimentazione, del “camminare domandando” che abbiamo imparato dalla storia delle comunità zapatiste. Sappiamo di certo che quello che c’è non è quello che vogliamo.

Non rinunciamo però ad avere un orizzonte di senso: quello della democrazia radicale, che per noi significa partecipazione attiva, autonomia da partiti e istituzioni, indipendenza, costruzione di comunità. Un orizzonte che oggi ci indicano le lotte per la dignità, per i diritti come la casa, la salute e il reddito, e per resistere alla crisi.
Ma non ci limitiamo a evocarlo: proviamo a sperimentare il cambiamento a partire da noi stessi. Lo pratichiamo attraverso la riappropriazione sociale e la riconquista degli spazi che la speculazione privata e l’abbandono negano alle comunità, spazi come Bancarotta, Villa Medusa e il Lido Pola che oggi vivono grazie alla cooperazione di chi li autogestisce. Questa è la nostra idea e la nostra pratica autonoma e indipendente di riqualificazione. Un’idea che parte dai bisogni reali delle comunità, che non vanno strumentalizzati, ma indagati, compresi per costruire assieme le risposte attraverso l’iniziativa politica e sociale. Per trasformare i bisogni in diritti, a partire dalla tutela della salute, che a Bagnoli passa per il risanamento dell’intero territorio e la bonifica dei mari e dei suoli, perché, come i dati statistici tristemente confermano, nonostante la fabbrica non ci sia più, a Bagnoli si muore ancora di tumore ai polmoni più che altrove.

Forme di controllo popolare sull’operato di enti pubblici e privati e sulle bonifiche, perché non è più accettabile che vengano spesi centinaia di milioni di euro per finte bonifiche, e che qualcuno si arricchisca mentre la gente non arriva a fine mese e si ammala. Né possiamo affidarci alla magistratura che interviene con dieci anni di ritardo.

Se, allora, imprenditori e classe politica tornano all’attacco del piano urbanistico per Bagnoli facendo dell’accordo per la ricostruzione in loco di Città della Scienza la provvidenziale foglia di fico per una grande operazione speculativa e per l’ennesima aggressione a capitalistica a questo territorio, NOI NON CI STIAMO.
Fintecna, Bagnoli Futura, Caltagirone, Fondazione Idis, concessionari del litorale, coperti dal PD: il futuro che hanno in mente per Bagnoli non è ciò che vogliamo!
Abbiamo in mente altro. “Chi ha inquinato deve pagare” non è uno slogan, ma una sacrosanta pretesa: affinché chi fino ad oggi ha lucrato sulla salute, sull’ambiente e sulla dignità negata di questa parte di città cominci a restituire il maltolto, perché non è giusto che a pagarlo siano sempre i più deboli e numerosi. È per queste ragione che facciamo appello alla parte sana della città a mobilitarsi. Questa è la Napoli in movimento che vogliamo e di cui ci sentiamo parte!

#spiaggia pubblica #bonifica sotto controllo popolare #spazi sociali

CHI HA INQUINATO DEVE PAGARE!

UNA SOLA GRANDE OPERA PER BAGNOLI: IL DIRITTO A CASA, SALUTE E REDDITO PER TUTT*!

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19 OTTOBRE – COMINCIA L’AUTUNNO: CHE LE FOGLIE MORTE CADANO

1069135_685029261510034_113993621_n Contro tutte le aspettative catastrofiche di giornalisti affabulatori e sinistri professionisti della politica, a Roma ieri è stata una grande giornata di mobilitazione.

Oltre 70.000 persone in piazza, tra movimenti di lotta per la casa, No Tav, No Muos, movimenti ambientalisti, studenti, precari, lavoratori e cassintegrati in lotta per il reddito e i diritti sociali: un corteo nutrito, rabbioso e intelligente, che ha resistito alle provocazioni di qualche mentecatto di Casapound e delle forze dell’ordine, senza lasciarsi spezzare mai, puntando dritto all’assedio ai palazzi del potere (Ministeri dell’Economia, del Lavoro, delle Infrastrutture) e all’acampada finale, tutt’ora in corso a Porta Pia. 

Nonostante la demonizzazione messa in atto da parte dei media, per disincentivare la partecipazione alla manifestazione prima e screditare la tenuta in piazza poi, la maturità e l’unità dimostrate nell’arco dell’intera giornata – e oltre – sono dei chiari segnali di un’esigenza sempre più forte e condivisa, quella di una sollevazione generale che abbatta le politiche di Austerity attraverso pratiche di riappropriazione che ci si auspica si moltiplichino incontenibilmente in ogni città e regione. Un pezzo sempre più consistente di questo paese è in movimento per cambiare lo stato di cose attuale, per resistere alla crisi e alla devastazione che il capitalismo impone ai nostri territori e alle nostre vite: l’assedio e l’acampada non sono che il punto di partenza di un incontenibile processo

sociale di partecipazione che va generalizzandosi e allargandosi a macchia d’olio. 

Dalla prima assemblea di stamattina si è ottenuto l’incoraggiante risultato di un tavolo con il Ministro per le Infrastrutture: un incontro incentrato sull’emergenza abitativa, che si terrà martedì con la partecipazione di altri sindaci di svariate grandi città.

Insomma, quest’autunno inaugura degnamente la caduta delle foglie morte.

E non è che l’inizio!

RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA VITA!!! 

Nel frattempo, sembrerebbero ben 14 le persone attualmente in stato di fermo: domattina a Piazzale Clodio ci sarà il processo per direttissima agli arrestati a seguito degli scontri di ieri. Ma in questi casi non ci sono né buoni né cattivi:

CELESTE E SARA LIBERE SUBITO!!! 

TUTTI LIBERI, TUTTI LIBERE!!!

#tuttiliberi #19O #tuttiliberi #cominciadesso

Riportiamo di seguito l’appello lanciato in rete dagli attivisti che sono ancora a Porta Pia:

L’acampada di Porta Pia ha bisogno anche del tuo aiuto!

YES WE CAMP! E ABBIAMO BISOGNO ANCHE DI TE!

Vieni in Porta Pia e pianta la tua tenda insieme a noi!

PER FAR FUNZIONARE L’ACAMPADA ABBIAMO BISOGNO DI:

– Tende, sacchi a pelo, cuscini e coperte: tutto quello che può servire ad affrontare la notte.
– Ciabatte, prolunghe e riduzioni elettriche perché l’acampada ha bisogno di essere alimentata a dovere!
– Chiavette internet, pc, smartphone, macchine fotografiche e videocamere, ma sopratutto persone che abbiano voglia di raccontare insieme a noi questa piazza!
– Tavoli e sedie… in in piazza siamo tanti, non solo giovani e precari ma anche famiglie!
– Viveri e beni di prima necessità di qualsiasi tipo e quantità: in piazza è già stata allestita una cucina solidale, vieni a darci una mano!
– Stoffa e bombolette, cartelloni e pennarelli, tutto quello che può aiutarci a raccontare a tutt* le nostre lotte!
– Sopratutto abbiamo bisogno di te e della tua partecipazione, perché uniti si può pretendere la luna.

AIUTACI A FAR GIRARE!
Seguici su #19O

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Archiviato in #Blockupy Europe, #Magnammeceopesone, #NoSgomberi, Bancarotta, Manifestazioni, Orizzonti Meridiani, Reddito, Solidarietà, Welfare

Assemblea pubblica verso il 19 aprile || Oltre l’ingovernabilità istituzionale: costruiamo l’ingovernabilità sociale. Que se vayan todos!

In tutta Italia va crescendo la costruzione di una giornata di lotta contro la precarietà per la conquista di reddito e per la liberazione delle nostre vite dall’austerità, dalla miseria e della crisi. Questa giornata sarà venerdì 19 aprile. Un primo momento per lanciare una mobilitazione nazionale.

Evento FB: https://www.facebook.com/events/528021080573667/

Assemblea pubblica verso il 19 aprile || Oltre l'ingovernabilità istituzionale: costruiamo l'ingovernabilità sociale. Que se vayan todos!

Assemblea pubblica verso il 19 aprile || Oltre l’ingovernabilità istituzionale: costruiamo l’ingovernabilità sociale. Que se vayan todos!

Per la costruzione della giornata di lotta in Campania e della mobilitazione nazionale,
Assemblea pubblica
Lunedì 8 aprile ore 17
Aula Matteo Ripa (Palazzo Giusso/Orientale)

Precar*, student* e disoccupat* campan* per il reddito verso il 19 aprile

 

 

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8 aprile 2013 · 08:33

Trasporto pubblico al collasso finanziario: ma i dirigenti prendono stipendi d’oro e aumentano i costi dei biglietti!

| Murolo Francesco – dirigente SEPSA >> 167.957,00 €
| Sposito Pasquale – dirigente MCNE >> 157.615,00 €
| Accetta Ciro – dirigente consorzio EAV >> 183.400,00 €

ECCO quanto guadagnano ogni anno i dirigenti delle società del trasporto pubblico in Campania.
Si va dai “soli” 73mila euro annui di Giovanni Minervini di Eav ai 185mila di Arturo Borrelli, direttore operativo di Vesuviana. Per un totale di oltre 3,2 milioni di euro, per i 27 super manager delle società del trasporto pubblico. (fonte: http://www.inchiestanapoli.it/articolo/trasporti-campania-ecco-gli-stipendi-dei-magnifici-27 )

Stipendi dei dirigenti delle società del trasporto pubblico locale nel 2012

Stipendi dei dirigenti delle società del trasporto pubblico locale nel 2012

Nel frattempo centinaia di migliaia di pendolari ogni giorno subiscono disservizi, ritardi, cancellazioni, e viaggi della speranza.
Un’area metropolitana come Napoli che ancora non ha una rete di trasporto distribuita in modo efficiente da un punto di vista geografico, con intere aree isolate, e temporale, con alcune fasce orarie in cui ci si può spostare solo in auto, alla faccia della ZTL.

A fronte di tutto ciò continuano ad AUMENTARE LE TARIFFE dei biglietti: previsto il 1 aprile il rincaro dell’Unico Campania (fonte: http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/campania_trasporti_aumenta_unico/notizie/261096.shtml ). Continua a leggere

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Laureati, record di disoccupati. Istat: aumento del 35% in un anno – Repubblica.it

Laurearsi non basta più per lavorare: nel 2012 si contano circa 200.000 disoccupati tra gli under 35 laureati. E’ quanto emerge da dati Istat, che indicano un aumento di circa il 28% sul 2011. La crisi colpisce quindi anche i giovani con i titoli di studio più elevati: a confronto con il 2008 si registra una crescita quasi del 43%.

link: Laureati, record di disoccupati. Istat: aumento del 35% in un anno – Repubblica.it.

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Nella capitale del rigore facciamo l’Europa

Riflessioni di ritorno dal Belgio. A Bruxelles prende corpo l’Europa: non quella della governance, ma quella dei movimenti e dei cittadini post-nazionali.

*Eva Gilmore, Claudia Mancini, Lorenzo Sansonetti, Shendi Veli

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19 marzo 2013 · 15:52