SIAMO ANCORA IN BANCAROTTA
Dopo il sequestro disposto dalla magistratura sulle aree Ex Italsider, Eternit e sulla colmata a mare di via Coroglio, la comunità di Bancarotta è entrata in mobilitazione permanente, nonostante l’impedimento dei sigilli a proseguire le attività all’interno del nostro spazio sociale occupato e liberato dal 2 giugno 2012 in via Coroglio.
Dopo aver fatto incessantemente assemblee, presidi, incontri con i cittadini del quartiere e con i lavoratori, dopo l’occupazione della X municipalità, il colloquio con il sindaco De Magistris, dopo aver lanciato la settimana della rabbia di Bagnoli, con il sequestro popolare di Bagnoli Futura, il corteo e l’assedio alla Porta del Parco, dopo il presidio al Consiglio Comunale speciale su Bagnoli, e l’assemblea popolare di sabato 21 aprile, conclusa con la costituzione di un comitato cittadino di lotta per la bonifica, possiamo dire che siamo riusciti nel nostro obbiettivo: rimettere in moto un percorso di partecipazione e di lotta sul quartiere, troppo spesso delegato alle esperienze autorganizzate dei tanti collettivi e associazioni che da anni fioriscono su questo territorio, nel tentativo di costruire un fronte di lotta, guardando a cosa è avvenuto all’Ilva di Taranto o in Val di Susa con il movimento No Tav, sulla base di un principio semplice e forte: chi ha inquinato deve pagare!
Nel frattempo abbiamo continuato a portare avanti le nostre attività come sappiamo fare, per strada, tra la gente, organizzando i laboratori, i corsi, le esibizioni, le serate musicali nei tanti luoghi pubblici, spesso inutilizzati (o utilizzati male), del nostro quartiere, dalla municipalità stessa alla zona pedonale, dalla Piazza a Mare, ai marciapiedi e ai muri. Abbiamo chiesto da subito all’amministrazione comunale di riconoscere la legittimità e il valore del nostro percorso sociale e culturale, e dunque di trovare assieme a noi soluzioni alternative per garantirne lo svolgimento in altri spazi adeguati; fin’ora ottenendo solo disponibilità, ma non risposte concrete.
Il sequestro della magistratura, per quanto con anni di ritardo e fotografando parzialmente una situazione già nota e attestata dall’esperienza rispetto alla devastazione ambientale, alle truffe e alla mancata bonifica, dà ragione e forza a chi da anni denunciava tutto questo, anche se paradossalmente, nel caso di Bancarotta, ricade pesantemente proprio sulla sostenibilità stessa di quella comunità organizzata attorno al suo spazio sociale.
Nel frattempo però continuano a non esserci chiare molte cose:
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Quali suoli sono stati posti sotto sequestro e quali non? E con quali criteri? Perchè le attività che insistono a pochi metri dai terreni inquinati (come i vari arenili sul litorale di Coroglio o gli stessi uffici della Bagnoli Futura e la Porta del Parco) continuano a funzionare?
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Come mai, accanto alle responsabilità penali, non vengono indicate le responsabilità politiche del disastro di Bagnoli?
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Qual è il senso di quanto disposto dalla magistratura in merito alla bonifica di fronte alla situazione finanziaria (disastrosa) di Bagnoli Futura e dell’assenza di un progetto chiaro su Bagnoli da parte dell’amministrazione comunale?
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La magistratura intende tenere conto degli interessi speculativi che ancora si muovono sulla riqualificazione dell’area ovest di Napoli dentro e oltre l’area Ex Italsider e il ruolo che essi svolgono in merito alle vicende dell’inchiesta, ma anche della battaglia per la spiaggia pubblica, della vicenda dell’incendio di Città della Scienza, della crisi del complesso Zoo/Edenlandia, della Mostra d’Oltremare, e della dismissione della base Nato?
Questi ed altri interrogativi ci accompagnano, coscienti di poter trovare le risposte e fare chiarezza e giustizia solo attraverso la mobilitazione popolare e la partecipazione. Per fare questo chiediamo il sostegno e la vicinanza dei tanti che ci hanno attraversato e conosciuto. Pronti a riprenderci il nostro spazio vitale, determinati a prenderci tutto!
Bancarotta Bagnoli
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